TAERA Monte-Carlo: almeno un anno per viaggiare di gusto in…Venezuela

Situato nel Patio dell’Hôtel de Paris Monte-Carlo, dal 12 ottobre 2023, per un intero anno, il concept ‘effimero’ “TAERA Monte-Carlo”, interpretato magistralmente da Victoria Vallenilla, già Executive Chef del ristorante COYA, si aggiunge alla ricca offerta gastronomica del Monte-Carlo Société des Bains de Mer (SBM) per offrire un’esperienza del tutto inedita

Non ha nemmeno 30 anni, eppure Victoria Vallenilla, originaria della piccola isola venezuelana di Margarita ma residente da anni in Costa Azzurra, non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi stellati. Anzi, a dirla tutta, lei di stelle ne ha già tante, negli occhi, quando parla del suo nuovo ristorante, composto da tante tasselli, come un puzzle, creato insieme all’equipe marketing del gruppo SBM. Benché, per immaginare TAERA Victoria abbia avuto carta bianca, lei sa che bisogna condividere le idee per crearne di nuove. E poi sì, c’è la passione ed un gran gusto estetico per immaginare piatti così colorati, fioriti, equilibrati, fin dalla presentazione. ‘Taera’, in una delle lingue originarie venezuelane, significa ‘forza’ ci dice lei stessa, e mentre pronuncia questa parola se ne appropria, la fa sua, e la transmuta in concetti semplici, essenziali.

Dopo essersi formata in ambito alberghiero a Nizza, Victoria raggiunge la notorietà per essere arrivata in finale al concorso televisivo di cucina Objectif Top Chef 2015. Successivamente è entrata a far parte dello staff del ristorante Vistamar dell’Hôtel Hermitage Monte-Carlo ed è stata formata dagli chef stellati Joël Garault e Benoit Witz. Inoltre, ha avuto occasione di perfezionarsi presso la Trattoria di Alain Ducasse.  Attratta dal concept del COYA che ha incontrato a Dubai, ha fatto domanda presso il COYA Monte-Carlo nel 2018, assistendo ben presto lo chef Fabrizio Fossati, prima di assumere la direzione del ristorante nel 2021. La storia di Taera, invece, fa parte di un altro capitolo della sua vita professionale. Lo capiamo dal menù che ha scelto: è il suo specchio, quello che la caratterizza con una sana determinazione, idee chiare ed irrefrenabile voglia di vivere e far vibrare i suoi commensali con gusti inconsueti. Come, ad esempio, per parlare di dessert, abbinare un fondente al cioccolato con una pallina di gelato al peperoncino; oppure rivisitare il flan alla vaniglia che le preparava la nonna. Che capolavori. In verità abbiamo assaggiato buona parte del piatti proposti nel menù, con diverse combinazioni tra portate principali e salse da abbinare, il tutto servito in stoviglie prodotte artigianalmente da ceramisti francesi. I sapori non sono particolarmente piccanti benché saporiti. In questa avventura culinaria sembra che Victoria, – un nome, una garanzia – non tarderà a replicare il successo che ha già ottenuto con Coya, poiché è riuscita ad unire il suo patrimonio culturale e le sue abilità culinarie e artistiche per rendere omaggio alle tradizioni della sua terra e ai sapori della sua infanzia, reinterpretandoli con eleganza. Dalle “Arepas”, torte salate di farina di mais con vari ripieni, ai rinfrescanti ceviche che stuzzicano le papille gustative, fino all’immancabile “Arroz con leche” (budino di riso), ogni piatto è preparato con cura utilizzando, quando possibile, ingredienti di provenienza locale, nel rispetto delle tradizioni culinarie.

Il grande murale dell’artista sudamericana Viviana Grondona che vivacizza gli ambienti interni dove prima c’era una gioielleria, conferisce energia e unicità a questo luogo rigenerante, abbinandosi agli elementi decorativi, alcuni dei quali realizzati a mano. Tutto questo, con le travi in legno sul soffitto, contribuisce a mostrare la ricchezza culturale del suo Paese. Nel patio, all’esterno, invece, è tutto più sobrio, nonostante non manchino colorati quadri arricchiti di piante tropicali che regalano un non so che di tropicale. Unico neo, per questo ristorante che non chiude mai, è che non si potrà mai cenare qui. Aperto dalle 12.00 alle 19.00, 7/7, poiché si trova nel cuore dell’Hotel del Paris, con le stanze che si affacciano proprio nel patio centrale, non è consentito disturbare gli ospiti. Magari, se diventasse Taera si trasformasse in un food truck questo problema potrebbe essere superato. Vedremo, tra un anno il bilancio, anche se le premesse sono tutte a suo favore!

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