Rolex Montecarlo Masters 2023: vince Rublev ma…senza bandiera!
Lui ha 25 anni, è russo (ma la bandiera del suo paese, di fianco al suo nome non c’è nel tabellone) e si chiama Andrey Rublev. In singolare, si è aggiudicato 12 titoli ATP su 17 finali disputate.
Al torneo monegasco approda per primo alle finali dopo aver sconfitto con agilità l’ americano Taylor Harry Fritz, benché quest’ultimo fosse forte dei suoi cinque titoli ATP su dieci finali disputate. Ma siamo sul campo di gioco in terra rossa del country club, sede della 116a edizione del Rolex MonteCarlo Masters, è qui tutto può succedere. Anche vedere un nervosissimo Djokovich distruggere la sua racchetta pestandola con i piedi, a qualche minuto dalla fine del match che ha decretato il suo avversario, l’altotesino Yannik Sinner, vincitore. Galvanizzato dal risultato, quest’ultimo però, nonostante abbia passato i quarti contro il connazionale Musetti, non è riuscito ad andare oltre le semifinali. A tenergli testa è stato Holger Rune, danese, tre titoli in singolare, tra cui il prestigioso Paris Masters 2022, dopo un’epica partita terminata con il punteggio di 6-1 5-7 5-7, Tra qualche giorno ventenne, stessa età di Rafael Nadal alla sua prima vittoria sulla terra rossa del torneo monegasco nel 2005, Holger è però arrivato in finale stanco e, nonostante tutta la sua grinta si è arreso alla tenacia e all’esperienza del suo avversario. Diciamo anche che Rublev, sostenuto dal pubblico (forse perché Rune ha sconfitto Sinner?), ha vinto combattendo ogni singolo set, con il punteggio di 5-7, 6-2, 7-5 dopo circa due ore e mezza di gioco, in un assolato pomeriggio che nulla ha avuto a vedere con quella del giorno precedente.
Tuttavia, se questo traguardo è stato conquistato volontariamente, rappresentando il suo primo trofeo di un Master 1000 che gli ha permesso di classificarsi n.6 al mondo, c’è stato comunque qualcosa che stonava: l’assenza della bandiera del suo Paese, che non ha mai sventolato sui pennoni monegaschi da quando è iniziato il conflitto Russia – Ucraina, e, soprattutto, mai più accostata ai nomi degli altri suoi connazionali in gara al torneo. C’è chi dice che sia un gesto simbolico per non dare visibilità al paese guidato da Putin: non si vede il suo vessillo, e quindi non esiste? Sarà, ma credo però che si tratti di un gesto poco sensato, incoerente rispetto ai valori universali di fratellanza comuni allo sport. Che sia tennis o altro, ogni disciplina dovrebbe sempre essere al di sopra di ogni politica o religione. Ed invece no. Già lo scorso anno, come questa 116a edizione del Rolex MonteCarlo Masters, la prassi è stata la stessa: se sul cartellone, di fianco al nome del tennista in gara non c’è la bandiera significa che è russo. Come dire che hai una nazionalità di cui tutti ci vergogniamo, per convenzione eliminiamo il suo simbolo, come prassi ormai sembra accettata tacitamente da tutti. Chissà se tra i tifosi presenti, 140 mila per la precisione secondo i suoi organizzatori – un vero record che conferma la qualità della prima conduzione del nuovo direttore David Massey, artefice anche del super galà che si è svolto sabato 15 sera allo Sporting Monte Carlo – c’è stato qualcuno che non abbia pensato a questo comportamento come gesto surreale…
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