Nuovo Museo Nazionale di Monaco: a Villa Paloma ritorna a casa Joan Mirò

Nella giusta economia delle cose, esiste un certo equilibrio tra il dare e l’avere, ma quando ad offrire un dipinto al Monte Carlo Gala for Planetary Health (tra i 24 lotti venduti all’asta tenutasi al Casino la stessa sera, contribuendo a raccogliere una considerevole somma devoluta sia alla FPA2 che alla Croce Rossa di Monaco, n.d.r.) è un mecenate di nome Joan Punyet Mirò, allora il minimo che potrebbe accadere è accogliere l’invito ad esporre un selezionato numero opere del nonno, l’artista catalano Joan Mirò, per un intero presso le sale di Villa Paloma, gestita dal Nuovo Museo Nazionale di Monaco: qui infatti dimorano ben 64 opere dell’artista catalano raccolte nella mostra intitolata “Mirò, Le Peinture au défi”, in programma dal 23 settembre al 23 ottobre 2020.

Joan Mirò e Monaco, una storia antica. Organizzare in un mese una mostra a lui dedicata proprio qui significa aver permesso allo spirito battagliero di questo artista catalano di ritrovare nuovamente una casa al di fuori della Spagna, albergando la sua irruenta creatività in un luogo che a lui non sarebbe stato stretto ma, al contrario, fonte di ispirazione. Giacché la figura del Principe Alberto II, così impegnato nella difesa dell’ambiente, gli avrebbe fatto ricordare un’esperienza passata. Inoltre l’artista surrealista, nel Principato di Monaco, in realtà ci era già venuto più di una volta, come scenografo e costumista per la compagnia Ballets Russes di Monte-Carlo, circa 88 anni fa.

A ricordarlo è stato lo stesso nipote che, in collaborazione con la Galleria Gmurzynska, la Successiό Mirό e la Fundaciόn Mapfre, è stato ricevuto dal Sovrano prima per un incontro privato al Palazzo e poi come suo ospite al galà Monte-Carlo Gala for Planetary Health organizzato il 24 settembre dalla sua Fondazione. Averlo avuto come cicerone alla visita stampa, confesso, è stata molto più di una esperienza fatta di scambi e di notizie inedite. Quello che il visitatore potrebbe vedere qui, nelle sale di Villa Paloma, arroccata nel quartiere più in alto del Principato di Monaco, quello che domina la Rocca profilata proprio di fronte alla sua entrata, è un percorso avvincente che parte appunto da uno dei disegni creati per il Ballet Jeux d’enfants, datato 1932 fino a opere che narrano la sua crescita artistica fino ai disegni epurati ed essenziale, ricchi di colori e significati nascosti, frutto di una crescita artistica di un uomo.

Nelle parole del nipote, Joan Punyet Mirò, c’è tutta la sua ammirazione per il suo indomito spirito libero del suo antenato, ma anche per la capacità che ha avuto nell’interpretare il mondo che lo circondava. “In questo periodo così difficile, con quadri come quelli realizzati da mio nonno abbiamo bisogno di colori e di speranza per affrontare questa crisi creata dal Covid19”, ha detto mentre illustrava ora questo, ora quell’opera. Mirò è riuscito, con gli anni, ad affinare il suo talento facendo sue quello quelle tecniche espressive che artisti come Cézanne, Matisse, Van Gogh prima, e Picasso, De Champ e De Chirico stavano sviluppando. La libertà di creare di Mirò, nella mostra di Monaco, è narrata dalle sue opere che trasudano quel senso rivoluzionario che prima chiedeva di distruggere e poi ricostruire quanto lo circondava, non solo tecnicamente ma anche in termini espressivi. Dal Dadaismo al cubismo, l’artista catalano raccontato a Monaco si svela anche ecologico – per il riutilizzo di materiali impiegati nelle sue sculture – e ribelle, un guerriero che ha scelto di usare colori e pennelli per non piegarsi al conformismo, e pure alla politica intimidatoria del Generale Franco.

Interessante anche il catalogo realizzato per l’occasione, tirato in 1000 copie su carta riciclata dalle alghe (Favini) – di cui 300 sono in vendita al museo di Monaco – che traccia la storia di questa straordinaria collezione di opere appartenenti, per buona parte, allo stesso nipote di Mirò. La visita è, soprattutto in questo momento storico così insolito, la proposta di un viaggio colorato tra ribellione e estro artistico senza luogo e senza tempo, con un unica nota che lega tutte le opere esposte: la passione e l’anticonformismo creativo di chi anche dai colori del Mediterraneo ha trovato la sua ispirazione e fantasia. Come diceva lo stesso Mirò “E’ solo questo, una magica scintilla, che nell’arte conta” nel 1941-42 (Appunti di lavoro): come fare a non amarlo ancora oggi?

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