Quando una Ferrari in fiamme è più virale del Principato di Monaco

Quando nel Principato di Monaco a far notizia, per un intera giornata e quella successiva, è una delle 1337 esemplari Ferrari F40 andata in fumo a poca distanza dal cantiere che ha rubato al mare 6 ettari per diventare il prossimo eco-quartiere firmato Renzo Piano, beh, dobbiamo ammettere di essere di fronte fenomeno mediatico. Per quanto la vicenda si sia svolta verso le 16h00 di un giorno qualunque della settimana – era il 18 febbraio -, scopro che, a differenza di altri posti, quel formarsi spontaneo di gruppucoli di persone che, sgomitando, si tengono a debita distanza pur di seguire e commentare l’accaduto a Monaco non c’è. Nulla! Sarà forse perché tutto si è consumato in pochi minuti, penso: la vettura, fermandosi perché il conducente di accorge delle prime fiamme divampate dal retrotreno, in brevissimo tempo va arrosto ed evapora anche il milioncino di euro ossia il suo valore economico. Tutto in fumo, letteralmente. L’ incidente milionario, insomma, ha poi scatenato una reazione surreale sui social se non inquietante. In verità la mediatizzazione immediata del fatto è dovuta, credo, alla stata la somma del luogo dove è avvenuto il l’incidente, il Principato di Monaco, e che cosa ha coinvolto, la Ferrari, considerati entrambi simboli di opulenza, ricchezza e di prestigio. La F40, quintessenza del lusso, incenerendosi ha lasciato sul selciato dell’unica strade costiera del Principato di Monaco – avenue Princesse Grace – lo scheletro nero di quella che fu una auto mito. Questo mix, tra lo stupore e l’idea che una Ferrari di gran valore sia finita così, ha alimentato decine di articoli di fondo nelle cronache di quotidiani, soprattutto italiani.

QE-MAGAZINE 2020 #6

Contemporaneamente è diventato virale nei trends #Monaco #FerrariF40 al fianco di foto rubate o prese in prestito, postate su decine di pagine e profili social. Immancabili poi, ovviamente, i commenti di ogni genere. Ho letto di esperti che dichiaravano con assoluta certezza che l’auto sarebbe stata restaurata in meno di un anno; chi notava, invece, come fortunatamente siano rimasti illesi sia il conducente che il passeggero; e chi, come Max Biaggi, documentando tutto con una storia sul suo profilo Instagram, si è recato a qualche metro dalla carcassa dell’auto perché l’incidente è avvenuto proprio sotto casa sua, a Monte Carlo.

Nessuna immagine, invece, dell’intervento tempestivo dei pompieri monegaschi, gli eroi che in breve tempo hanno domato le fiamme lasciando litri di schiuma sotto cui giaceva la sagoma della vettura per buona parte carbonizzata. E volete sapere qual è la cosa più incredibile? Ebbene, il rogo si è consumato proprio a pochi passi delle vetrine dell’autosalone in cui svettavano decine di Ferrari…Per concludere, volendo ricorrere alle leggi di Murphy per trovare il lato comico di questo sfortunato incidente, devo convenire che Monaco è davvero speciale giacché qui, la legge di Legge di Fuller sul giornalismo, non vale affatto, visto che recita “più lontano accade una catastrofe o un incidente, più alto deve essere il numero di morti e feriti perché faccia notizia”.

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