Principato di Monaco e Covid19: un appello collettivo alla responsabilità

Per questo numero pasquale di QE-MAGAZINE, anziché proporvi il consueto editoriale che riassume alcuni fatti di attualità del Principato di Monaco, troverete, cari lettori, la mia personale testimonianza su una vicenda che credo interessi tutti coloro che abitano qui, riferendomi a chi vive la propria quotidianità in questa città, con i suoi pro e contro. Non saprei in quanti siamo perché, in realtà, è difficile carpire il numero di coloro che sono realmente confinati nel Principato, sui 38 mila statisticamente rilevati. Ma il dato non è rilevante, per ora. Dunque, come penso buona parte di voi sappia, le recenti disposizioni ministeriali firmate dal Primo Ministro di Monaco – su indicazioni del sovrano SAS il Principe Alberto II – hanno previsto di stoppare le attività dei cantieri edili, pubblici e privati, per evitare contagi e derive dovute alla propagazione del Covid19. C’è chi ne chiede a gran voce la riapertura, perché il settore ne può soffrire pesantemente, con il tempo. Per la popolazione, invece, questa pausa è molto gradita per recuperare la qualità della vita, almeno in termini acustici. La natura, con i suoi suoni, ci fa illudere di abitare in una ameno villaggio della Costa Azzurra, non certo nello scintillante Principato di Monaco, destinazione turistica ammirata soprattutto dagli italiani. Stranamente, nonostante questo fermo forzato abbia colpito anche il traffico dei pendolari e frontalieri, di converso non equivale una migliorata qualità dell’aria, come avevamo già scritto in un altro nostro articolo.

Già abituata al cinguettio degli uccellini, mentre ero impegnata nelle consuete attività domestiche, mi sorprende il rumore insistente di un flessibile. Verificata la provenienza (è dal tetto di un palazzo in ristrutturazione), per chiedere spiegazioni ho chiamato il numero 93.15.30.15 corrispondente alla Direction de la Sûreté Publique. Dopo aver fornito le mie generalità, nel giro di 5 minuti ho accolto tre aitanti poliziotti con tanto di mascherina e guanti, pronti ad ascoltare il mio disappunto. Ebbene, constatata l’infrazione, gli operai sono andati via (non avevano né le maschere e forse non sapevano nemmeno di doverle indossare) chiudendo i cancelli del cantiere e la pace irreale è ritornata. Non posso nascondere che Monaco, per questo aspetto, è esemplare: data anche la dimensione del suo territorio, in caso di segnalazioni non ci sono lunghi tempi di attesa per vedere l’intervento delle forze dell’ordine. Questo aspetto contribuisce sicuramente al fascino del Principato, e mi piacerebbe immaginare che la stessa reattività sia assicurata anche altrove, in quanto le regole di contenimento imposte sono, ad oggi, il metodo più efficace per garantire la nostra salute. Serve però che ci sia uno sviluppato senso di responsabilità anche nella popolazione. Purtroppo le testimonianze ricevute da alcuni lettori non sono incoraggianti, anzi. Nel prossimo numero ve ne daremo prova. Intanto, stiamo a a casa per Pasqua e Pasquetta eh…

QE MAGAZINE 2020 #13

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