Monaco: lo spettacolo continua, anche ricordando chi non c’è più

Che sia proposta da associazioni (come quello recente organizzato dalla Dante Alighieri di Monaco in ricordo di Enzo Jannacci) o dal ricorrente Festival internazionale del circo di Monte Carlo, che celebra il suo 50 anniversario omaggiando il suo creatore, SAS il Principe Ranieri III di Monaco, la certezza è una sola: ogni performance o spettacolo che sia, se di quaità, permette a chiunque partecipi come spettatore di vivere al di fuori della propria quotidianità

E’ stata una settimana intensa, ricca di emozioni, per chi ha avuto la fortuna, come noi, di assistere a due spettacoli eccezionali nel giro di pochi giorni. Il primo, promosso dall’associazione Dante Alighieri di Monaco, come avevamo già preannunciato, (clicca qui per leggere l’articolo) ci ha permesso di apprezzare la figura di Enzo Jannacci, raccontata da amici, cantanti e cantautori italiani, che con la loro testimonianza – intensissime quella di Claudio Bisio, Paolo Rossi e Vasco Rossi – hanno dipinto il genio di Enzo Jannacci oltre il personaggio, il musicista e showman che tutti conosciamo. Generoso, attento ai bisogni di chi faceva fatica a vivere – osservava e aiutava concretamente gli uomini di strada, spesso citati nelle sue canzoni – per il cantautore milanese il tram, con il suo andirivieni di passeggeri, è un po’ la metafora della vita: si sale, si nasce, e si scende quando si muore. Attento a questo dettaglio il regista, Giorgio Verdelli, che ha scelto di girare proprio all’interno di questo ‘mezzo’ pubblico – un vecchio modello, a dire la verità – molte scene del suo docufilm, soprattutto quando a parlare di Enzo è l’amico e cantautore Roberto Vecchioni. Oltre la sorpresa della presenza del fotografo Guido Harari, è stata la magia della musica con Paolo Jannacci, virtuoso pianista e musicista, che è riuscito a coinvolgere la platea – il teatro era piano, bisogna dirlo – e a tratti a commuoverlo, a fare il resto. Intensi i momenti in cui, parlando del padre con una sensibilità non comune, Jannacci junior ha mostrato la sua fragilità. Ecco, i bei sentimenti, quelli autentici, emersi pure alla fine del docufilm, dove ad ogni intervistato è stato rubato il momento del congedo, commosso e sentito; e le battute di Dario Fo, di cui Jannacci era grande amico, hanno permesso di farci sentire parte di una storia, quella italiana, del boom economico, delle nuove proposte musicali che si contrapponevano a quelle anglosassoni e americane.

Situazione diversa, invece, con il primo spettacolo del Festival Internazionale del Circo di Monte Carlo. Qui, per circa 4 ore, si sono esibiti sotto il tendone di Fontvieille, solo una parte del 200 artisti rappresentanti 17 nazionalità. Le 20 esibizioni, di cui 2 provenienti dal format New Generation – sono i giovani circensi che debuttano per la prima volta – hanno incollato alle gradinate gli spettatori, in piedi solo per le standing ovation (ce ne sono state almeno una decina) e per la pausa tra il primo ed il secondo tempo. Con Aleksei Goloborodko, un contorsionista che sembrava si gomma, e la giovane Trixie Zavatta, in equilibrio perfetto su segway e pattini elettrici, ogni numero – tranne quello equestre, troppo lungo e faticoso per i cavalli che schiumavano dalla bocca – ha dato il meglio, anche se l’esibizione finale ‘Extreme Lights’ ci ha fatto capire come il circo sia evoluto nel tempo. Di questo mondo così effimero come è il circo, allora come oggi, le luci, i suoni, le scenografie, le coreografie ed i costumi, sono fatalmente parte fondamentale per trasportare in un istante i presenti in un mondo dove le leggi gravitazionali, i limiti fisici dati dal corpo umano esibiti nelle performance generano reazioni uniche e diversa a seconda di chi osserva. Del resto loro, i circensi, vivono in un mondo a parte, dove le lingue non sono un ostacolo, e nemmeno le religioni – a proposito, la messa ecumenica aperta al pubblico è attesa lunedì 22 gennaio alle 20, sempre nello Chapiteau di Fontvieille, con ingresso gratuito per tutti. Forse, questo universo pacifico, dove la convivenza tra gli artisti non ha confini né dimora, aveva affascinato il Principe Ranieri tanto da creare questo Festival divenuto famoso in tutto il mondo.

Alla serata inaugurale del 19 gennaio, presenziata da SAS la Principessa Stéphanie – che è anche la Presidente Onoraria della Fédération Mondiale du Cirque – e dai figli Louis e Camille, erano invitati anche i membri della giuria (tra cui spiccavano Liana Orfei e Flavio Togni), impegnati a pesare bene le loro preferenze alle performance più innovative, in vista dell’assegnazione dei Clown d’oro, d’argento e di bronzo per le esibizioni classiche; ed il Junior d’oro, argento e bronzo per i nuovi talenti in gara nella categoria ‘New Generation’. Ultima nota: per chi non potesse assistere a nessuno degli spettacoli della 50a edizione del Festival del Circo di Monte Carlo c’è un’esposizione allestita dove prima erano esposte le auto della Collezione del Principe di Monaco, a Fontvieille. Interessante comprendere come, senza la vitalità dei circensi, tutto l’insieme ha un altro sapore…

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