Monaco Incontra Torino: l’arte secondo Pablo Mesa Capella
In questa intervista realizzata per Incontri, nell’ambito della rubrica Monaco Incontra Torino (MOiTO), la nostra Silvia Giordanino ci svela i segreti di un artista, Pablo Mesa Capella, protagonista recente di un numero del nostro QE-MAGAZINE
Classe 1982, Pablo Mesa Capella è natio di Malaga dove ha lavorato nel mondo del Teatro per alcuni anni. Adottato prima da Roma, Caput Mundi, ed ora dalla Magica Torino, ha trovato qui una dimensione umana che gli permette un’ estensione artistica confacente i suoi bisogni…Così, lo si può
vedere girare per la città in bicicletta, spesso fermandosi nei giardini pubblici dove osserva le piante per i suoi speciali erbari, dai quali filosofeggia nell’osservazione della caducità della Vita. Egli ha ‘quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così… come raccontava in musica il noto cantautore Paolo Conte in ” Genova per noi”. Non sappiamo se Pablo abbia mai visto Genova, ma le parole del noto chansonnier gli calzano a pennello come un guanto di misura perfetta su una mano. Normalmente non parliamo della faccia di un artista, ma, questa volta, ci permettiamo di farlo, poiché, i suoi lineamenti dolci parlano di quella sua terra natia, la Spagna, e la sua arte è esattamente come il suo volto: giovane, di una bellezza gentile ed intensa, poiché profonda.
Il nostro ha qualcosa da dire al mondo, non lo urla, però neppure lo sussurra… Lo comunica in
modo assolutamente contemporaneo, senza sbavature di stile. Le sue opere risultano così
essere concettuali, non banali, serie, ma mai seriose, sono overture e mai tragedie. Per scelta
espone in contesti caratterialmente “riservati” e discreti, come lui. Qualità rare in un mondo
nel quale ci si ostina ad urlare senza risorse di contenuti. La sua narrazione artistica diventa
iconica nella citazione di realtà riconoscibili. Pur lasciando il debito spazio all’interpretazione di chi guarda, Pablo Mesa Capella risulta essere definitivo nelle sue assertazioni artistiche su importanti argomenti quali: la Religione, la Politica e la Natura. Non manca, ovviamente il Design, parte ormai integrante della produzione della maggior parte degli artisti contemporanei. Anche in questo campo, la sua ricerca personale lo conduce su di un percorso per nulla scontato. Egli, dunque, risulta essere sempre interessante, camminando su quel filo sottile di genialità non ostentata, bensì trasportata da una dimensione metafisica in quella materica dell’ Arte Contemporanea. Scoprite con noi Pablo Mesa Capella…
Qual è la tua formazione? “A Malaga, dove sono nato, ho studiato e mi sono formato nel Teatro, ma, ad un certo punto, ho sentito dentro di me che il mio personale interesse sconfinava da quella dimensione. Così mi sono trasferito per un certo periodo a Roma e poi a Torino. Il percorso che ho citato, è stato fatto da me anche da un punto di vista squisitamente scolastico, infatti, ho conseguito
una prima laurea in Storia del Teatro a Malaga ed una seconda in Scienze della Comunicazione
a Roma.”
Parlaci delle opere…“Il concepimento dei miei lavori inizia da un seme interiore fatto germogliare in una certa “terra di nessuno”… è cosa inspiegabile, forse anche a me stesso. Il suo nome è: Ispirazione. Questa avviene in un modo misterioso per tutti gli artisti, per tutti gli intellettuali in generale. Poi arrivo ad una vera e propria lavorazione artigianale. Su questo voglio specificare il mio punto di vista: ritengo che le opere debbano parlare a chi le osserva. Il grado di comprensione risulta essere tanto profondo quanto la persona è sensibile e parla in modo tanto più esaustivo quanto la persona è colta. Alla fine, però, ritengo che l’arte debba essere “popolare”, ossia deve essere finalizzata a parlare a tutti. Cito, a tale proposito, le parole scritte da un intellettuale italiano, Mario De Micheli, circa il grandissimo pittore, Renato Guttuso, nella prefazione ” Guttuso. L’occupazione delle terre ” (Alberto Schubert Editore, Milano 1970 – n.d.r.): “… Vicino alla gente semplice egli liberò la sua ricerca dagli spunti eccessivamente formali, in altre parole, tornò a lasciarsi andare, senza “pre-giudizi”, alla folla di emozioni che ogni angolo di quel paesaggio gli provocava”. Ecco, cito l’opera di un grande, poiché ritengo che bisogna guardare in alto e non in basso, ma la comunicazione va fatta tra uomini di qualunque condizione sociale, culturale e civile. Qualunque altra considerazione nei confronti del prossimo è un pregiudizio che va cancellato”. I tuoi progetti? “Sono tanti e innumerevoli e cambiano di giorno in giorno poiché questa è l’Arte… Una produzione continua, un pensiero quasi assillante che non mi lascia mai…Non so dove andrò e cosa farò…So solo che ormai questa è la mia più vera espressione” . Concludiamo noi l’intervista citando le parole di un grande poeta turco Nazim Hikmet: ” Il più bel mare è quello che non si è ancora attraversato.” (da “Lettere dal carcere”, POESIE di Nazim Hikmet, Editori Riuniti, 1960). E con l’ augurio di QE: che i venti siano propizi a Pablo Mesa Capella, un Ulisse dei giorni nostri.