Arriva il Luna Park di Monaco
Le attrazioni di intrattenimento come ogni anno arrivano nel Principato a colorare port Hercule. La “foire” la fiera o “le giostre”, come le si chiamava una volta, in questa dimensione ritrovano tutta la magia che meritano e accompagnano piccoli e grandi fino al periodo natalizio. Monte Carlo sullo sfondo a completare l’effetto scenico.
È tutto bellissimo. Guardandola mi sono ritrovato a ricordare com’era il “luna park”, le giostre, dei miei tempi e ho avuto un piccolo brivido.
Da un lato c’era la figura, diventata poi quasi mitologica del “giostraio”. Un bizzarro incrocio tra Mangiafuoco di Pinocchio (si, Pinocchio, una favola della quale quelli della mia età ancora hanno memoria) un orco viandante senza dimora e un imbonitore di piazza. Abile con la parola e rozzo nei modi, soprattutto con i bambini più noiosi o con chi, a vario titolo, minacciava i suoi guadagni o fosse di intralcio al suo esercizio. Forte con i deboli e sussiegoso con i forti era nella mia mente di ragazzino l’archetipo dell’uomo da cui guardarsi.
Dall’altro lato c’erano le bizzarre attrazioni del Luna Park che tuttavia richiamavano sciami di ragazzi agevolando lo sperperio della paghetta settimanale. Il Punching ball che funzionava a monete impegnava le nostre gracili braccia nel tentativo di dare prova di forza, troppo spesso con risultati catastrofici. I “seggiolini volanti” più banalmente chiamati “calcioinculo” allora temibili per le misere garanzie in tema di sicurezza e al tempo stesso estremamente eccitanti, perché consentivano ai più coraggiosi di inventare coreografie, di agganciarsi all’amico che precedeva e di fare la “trottola” sfruttando le lunghe catene che reggevano il seggiolino.
Ma la regina incontrastata delle attrazioni era l’autoscontro. Bizzarre mini-auto elettriche a gettone circondate da gomma con le quali era possibile fare incidenti frontali, tamponare gli amici, investire il giostraio e guidare come scriteriati in mezzo alle altre mini-auto, insomma: un eccellente allenamento alla jungla del traffico cittadino, per tutta la mia generazione. Non era ancora tempo di luci led colorate, allora c’erano i tristissimi neon, l’elettronica non era ancora parte di queste attrazioni e la musica era diffusa da impianti audio gracchianti e di scarsa qualità.
Tra caldarroste servite da mani nude e callose e zucchero filato spesso con qualche mosca intrappolata, i Luna Park della mia Milano (mi viene in mente quello delle Varesine sul terrapieno di viale Liberazione) erano posti in cui non ci si sentiva al sicuro, tra borseggiatori, spacciatori, piccoli malavitosi e gang di giovani teppisti.
Parlo di un tempo che non c’è più, di un posto che non c’è più. Oggi il Luna Park ha ritrovato lo spazio che merita ed è uno posto per famiglie gradevolissimo e sicuro. Quanto alla figura del giostraio, è stata da tempo rimpiazzata da bravi professionisti, lontanissimi dalla figura di Mangiafuoco. A volte i tempi cambiano decisamente in meglio.