Monaco: quando il COVID19 diventa una sfida

Bisogna convenire che il Principato di Monaco, di fronte agli imprevisti, reagisce come un motore diesel. Le recenti vicende legare al Covid19 ne sono un esempio perfetto. Dunque, appena scoppiata l’epidemia che poi si è trasformata in pandemia, a Monaco si viveva come fosse un’isola lontana, isolata da tutto e tutti. Feste ed eventi “Made in Monaco” hanno tenuto banco al Grimaldi Forum, allo Yacht Club e pure al Museo oceanografico, a Monaco Ville. Nulla, nessuna precauzione, bar e ristoranti aperti esattamente come avveniva nella vicina Francia. Poi, come ben sappiamo, dopo le elezioni municipali, il Presidente Macron ha dichiarato il 17 marzo ‘siamo in guerra’ e tutto prende una certa accelerazione. Di riflesso anche il Principato di Monaco si adegua alle normative francesi facendole sue, ma sempre con ‘souplesse’. Tempo una settimana ed iniziano le misure draconiane, coprifuoco dalla 22h00 alle 5h00 e stop ai cantieri dei quali, dopo un bel tira e molla tra Consiglio Nazionale ed il Governo di Monaco, ne resistono tre. Per una settimana. Perché, a ripensarci bene, come osservato anche dal Presidente della FEDEM, la reale opportunità di fermare tutti i lavori pubblici non fa bene al Principato di Monaco.

Anche il Governo del Principe Alberto si rende conto che i lavori per ripristinare le spiagge, ristoranti e negozi del Larvotto non possono aspettare, le scadenze sono alle porte. Così il Consigliere – Ministro dei Lavori Pubblici, dell’Ambiente e dell’Urbanistica di Monaco, Marie-Pierre Gramaglia, cambia rotta – deve seguire le direttive impartite da SAS il Principe Alberto II di Monaco, n. d. r. – sottolineando, dopo attenta analisi, che “il sito del Larvotto riaprirà se la crisi sanitaria è risolta. Ma se vogliamo approfittare della zona balneare già questa estate dobbiamo considerare che, pur incompleta, bisogna prevedere l’installazione di piccoli snack effimeri. L’obiettivo è giungere alla fine del progetto nel giugno 2021 perché questo sito è essenziale per lo sviluppo del Principato”. Impiegando tra 40 e 60 operai, il cantiere riapre ma deve rappresentare l’eccellenza in termini di controlli sanitari e di sicurezza.

A tal fine viene cooptato un auditor di sicurezza di Bureau Veritas, che sul posto ogni giorno deve controllare affinché tutto proceda nell’ordine stabilito. Tutto questo avviene mentre l’amministrazione monegasca contabilizza 55 persone positive al COVID19, di cui 1 deceduta, 2 guarite, 2 in rianimazione e 10 ricoverati nell’ospedale Principessa Grace di Monaco. 98, invece, sono i casi di pazienti COVID19 domiciliati presso le loro abitazioni e seguiti a distanza. Tuttavia, secondo i medici locali la media dei contagiati potrebbe arrivare al 60% al picco, cioé poco meno di 23 mila residenti monegaschi potrebbero contrarre il coronavirus, magari a loro insaputa. E qui, la macchina organizzativa del Principato di Monaco, come un diesel d’annata, entra ora in campo con misure di controllo decisamente draconiane. Parlano, in queste ultime ore, di 11.000 controlli, soprattutto alle frontiere. Ad essere fermati sono automobilisti, motociclisti, pedoni e persone a bordo di imbarcazioni. Ai conducenti di veicoli non monegaschi sono chieste le ragioni della loro presenza a Monaco: in mancanza, multe e espulsione immediata. La ‘souplesse’ iniziale si è trasformata, finalmente, in tolleranza ‘quasi’ zero. E posso dirvi una cosa? Ne sono davvero felice, perché questo è quello che mi aspettavo dall’inizio di questa pandemia. Ora speriamo che tutti facciano il proprio dovere, ossia stiano a casa, uscendo sono se strettamente necessario. Come ha ben detto qualcuno (i Jackal) ai nostri nonni si chiedeva di scendere in strada per andare a combattere: a noi di stare a casa sul divano. Ma ci rendiamo conto o no di come cambia il mondo?

QE MAGAZINE 2020 #12

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