Monaco non ha paura dell’Unione Europea, ma…
In una nota inviata recentemente dal Palazzo del Principe di Monaco si apprende che “nella continuità della riorganizzazione del suo Governo”, SAS Alberto II ha riconfermato la sua fiducia a Gilles Tonelli nominandolo Ambasciatore -Consigliere speciale responsabile dei negoziati con l’Unione europea. In pratica l’ex consigliere-Ministro degli esteri e della cooperazione, anziché andare in pensione -come era indicato nel comunicato datato 24 settembre – per lasciare il suo posto a Laurent Anselmi, (ex Direttore dei Servizi Giudiziari, ora rimpiazzato da Robert Gelli), Tonelli è titolato a proseguire le negoziazioni per l’accordo di associazione tra il Principato di Monaco e l’Unione Europea. Questa delicata missione in cui è coinvolto fin dall’origine delle trattative, sarà svolta rispettando la tabella di marcia tracciata dal Sovrano e con il supporto del suo Governo al quale, sembrerebbe, dovrà continuare a riferire. In questo contesto, il regnante ha approfittato per ricordare che la “conservazione delle specificità monegasche, così come la sostenibilità del nostro modello economico e sociale devono rimanere le priorità da tenere in debito conto nel caso di conclusione di un accordo”. Ora, riflettendo su quelli che sono i punti fermi per Monaco, vale a dire la protezione dei cittadini monegaschi e delle prerogative a loro riservate, è evidente che rispetto ai canoni di condivisione e di scambio promosse nell’Unione Europea, il percorso è impervio, anche perché le opposizioni manifestate anche in seno al Consiglio Nazionale non permettono grandi manovre.
Casualmente poi, mi sono soffermata sui dati statistici esposti nell’ultimo rapporto dell’IMSEE e, con grande sorpresa, ho scoperto che il numero dei dipendenti comunali di Monaco (745) è lo stesso di quelli impiegati per amministrare la città di Como che amministra 85 mila abitanti, ossia oltre il doppio di quelli registrati a Monaco (37.308, dati IMSEE 2016). Inoltre, di questi ultimi, scopro che 1800 monegaschi sono impiegati nell’amministrazione pubblica. E calcolando che su un totale di 8378 cittadini con passaporto del Principato circa la metà è in età da lavoro, si deduce che a malapena qualche migliaia di loro potrebbero essere danneggiati nella loro quotidianità se il Principato entrasse in Europa senza protezioni. Sono cifre relative, d’accordo, ma visti gli sforzi del Governo per aprire le porte all’internazionalizzazione è evidente che ci siano altre ragioni che spingono verso Unione Europea. Alla base, i dati parrebbero chiari: sì all’integrazione con un accordo di associazione ma solo se vengono rispettati diritti ed obblighi reciproci, con azioni condivise e procedure particolari d’applicazione, secondo l’articolo 217 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Quindi l’immobilità è garantita se non si rinuncia a qualcosa. Ma chi farà il primo passo? In attesa di vedere i prossimi sviluppi QE vi porta una ventata di novità, con notizie, interviste e eventi che non potete mancare. Buona lettura a tutti!
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