Monaco, Jean-Luis Grinda: “Per la crisi non ci sarà nessun vaccino”

Nel corso dell’assemblea straordinaria del Consiglio Nazionale di Monaco, svoltasi lo scorso 10 marzo, l’intervento di uno dei 24 rappresentanti del popolo, Jean-Luis Grinda, si è distinto per un discorso che riportiamo integralmente, non prima di condividere con voi la risposta che ci ha dato in merito al fatto che gli spettacoli, nel Principato, non hanno subito l’arresto improvviso come è capitato in Francia o a Monaco

Si è tanto discusso sul fatto che la Rai, televisione pubblica italiana, abbia deciso di organizzare il Festival di Sanremo mentre il resto dell’Italia il mondo dello spettacolo è rimasto congelato da quando, un anno fa, è scoppiata la pandemia del Coronavirus. Ancora una volta, il Bel Paese non è riuscito a cogliere l’occasione per celebrare questo momento e dare la giusta spinta affinché, pur con tutte le precauzioni sanitarie necessarie, si cominci nuovamente a parlare di organizzare nei teatri iniziative culturali o musicali aperti al pubblico. Da un punto di vista privilegiato del Principato di Monaco, abbiamo chiesto a Grinda, che di professione è Direttore Generale dell’Opera di Monaco, del perché nel paese dei Grimaldi sia stato possibile avere un nutrito cartellone culturale senza precedenti.

“La mia risposta è facile. La gestione dei flussi è più semplice su un territorio di 2 km quadrati. Le sale sono più piccole e la distanza sociale prescrive di dividere per 2 la loro capacità. In un occasione di spettacolo “ordinario” nel Principato, possiamo accogliere al massimo 800 persone (sala più grande le Grimaldi Forum) o 250 (sala Garnier). In una città come Parigi, invece, l’apertura di tutti i teatri e cinema genererebbe un flusso di persone stimato in 100.000 persone… quindi non stiamo parlando della stessa cosa! Un’idea, menzionata nella mia lettera aperta al presidente Macron (pubblicata su Le Figaro il 18 febbraio), sarebbe stata quella di aprire, in via sperimentale, solo i teatri pubblici (Opéra de Paris, Comédie Française, Odéon,…), per un numero ridotto di spettacoli a settimana (per esempio 3). Questo sarebbe stato un test in scala reale con un rischio per la salute più che limitato. Sembra che questo suggerimento non sia stato seguito; è un peccato ma è chiaro che la situazione è molto complessa, soprattutto a Parigi!”. Quanto invece al suo intervento nell’emiciclo del Conseil National, eccolo tradotto.

“Con questa crisi sanitaria, sociale ed economica, i paradossi della nostra esistenza sono più che mai rivelati. Noi che abbiamo padroneggiato tutto abbiamo appena capito che l’uomo non è al di sopra della natura ma piuttosto che è nella natura. Noi che siamo riusciti a dominarla siamo ora, in un certo senso, vittime delle nostre vittorie. Questo è il paradosso. Tuttavia, la scienza, spinta dalla pressione politica e sociale, e potenziata dall’afflusso di miliardi di dollari, ha raccolto l’impensabile sfida di offrirci un vaccino in meno di un anno. Solo questo vaccino ci permetterà di rompere la spirale negativa in cui ci troviamo. Dobbiamo incoraggiare tutti a sottoscriverla, a meno che non accettino un isolamento interminabile a volte aggirato da un ingannevole torpore davanti a schermi sterili e tuttavia pericolosi! Questo vaccino promette quindi un ritorno a ciò che consideriamo “normale”. Ma per la crisi ambientale e sociale che incombeva già “prima”, non ci sarà nessun vaccino. L’intelligenza collettiva sarà la nostra migliore risorsa per superarla. Modestamente, questo è ciò che abbiamo cercato di fare nel Principato di Monaco. Siamo riusciti a sfuggire all’isolamento. I luoghi di vita, scuole, negozi, ristoranti, musei e teatri sono rimasti aperti il più possibile. Inoltre, il sistema sanitario ha retto bene. Questo successo collettivo è stato raggiunto attraverso il dialogo. Prima di tutto, tra di noi, i rappresentanti eletti, all’interno di un’unione nazionale resa necessaria dalla gravità della situazione. Poi, con il Governo di Monaco all’interno della Commissione Mista di Sorveglianza Covid19 richiesta dal Sovrano e Capo di Stato. Ad oggi e in 11 mesi, si sono svolte 27 riunioni durante le quali abbiamo durante il quale abbiamo scambiato opinioni, a volte vigorosamente, ma sempre sempre nell’interesse del paese. Ognuno nel nostro ruolo, senza volontà di cogestione da parte del Consiglio Nazionale, che sarebbe contrario alla la Costituzione, abbiamo lavorato per permettere ai nostri compatrioti e residenti di superare questa prova nel modo meno restrittivo possibile, pur facendo appello al senso di responsabilità. Una volta superata questa crisi, dobbiamo ricordare che questa buona pratica di dialogo permanente, che ora è stata di dialogo permanente dimostrando il suo valore, diventi parte della nostra routine quotidiana. La pandemia ha scosso le nostre certezze e messo in moto i nostri cervelli per per pensare a ciò che è veramente importante. Non dobbiamo soffocare questo slancio, ma piuttosto amplificarlo”.

QE MAGAZINE #2 2021

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