MoiTo: Luigi Piccatto, l’intervista di Silvia Giordanino

La nostra Silvia Giordanino, nel febbraio 2017, aveva intervistato, per la rubrica MOiTO (Monaco incontra Torino) di QE-MAGAZINE, il fumettista Luigi Piccatto, scomparso oggi all’età di 68 anni. Data la circostanza vi riproponiamo qui l’articolo che è stato pubblicato nel #6, allora ancora in versione cartacea.

Storico disegnatore di Dylan Dog Luigi Piccatto nasce a Torino nel 1954, ma ha vissuto e lavorato principalmente nella provincia di Asti. Come ci ha raccontato nel 1977 si è avvicinato ai comics sostituendo Milo Manara nella serie “Chris Lean” per la testata CorrierBoy , e poi ha illustrato racconti brevi per “Skorpio e Lanciostory”. Dal 1980 ha alternato al lavoro di disegnatore quello di free-lance pubblicitario come visualizer di storyboard per le più importanti agenzie di Torino e Milano. Nel 1986 è stato chiamato dalla Bonelli Editore a fare parte del gruppo “storico” dei disegnatori che hanno dato vita a DYLAN DOG, debuttando con l’episodio n.8 “Il ritorno del mostro”. Da lì l’inizio di una collaborazione costante, che lo ha visto tra i più prolifici autori della serie, realizzandone ben 47 numeri. Inoltre è stato fondatore e insegnante alla scuola di comics di Asti. Ha disegna alcuni albi di “Magico Vento” e “Demian”. Nel 2006 ha ottenuto il premio “Gran Gunigi” di Lucca come miglior disegnatore realistico italiano. Nel  2007  la comunità collinare “Tra Langa e Monferrato” gli ha commissionato una storia a fumetti ambientata nel 1100  “Martino di Loreto” sceneggiata dallo storico  Renato Bordone  (ordinario di storia medievale alla Facolta di Lettere di Torino) albo brossurato di 71 pagine edito da “Scrittura Pura”. E, ancora, nel  2012 ha  realizzato la graphic-novel “DARWIN”. L’intervista che segue è firmata Silvia Giordanino

Arte e fumetti mondi vicini o lontani …?  Il comics o la bande dessinèe è arte: né lontani né vicini sono lo stesso pianeta! Ci parli del personaggio da lei disegnato: Dylan Dog, un vero e proprio fenomeno editoriale! Creato da Tiziano Sclavi, Dylan Dog è il più celebre protagonista di una serie horror italiana, (anche se “horror” è una definizione limitativa…), pubblicata da Sergio Bonelli Editore. Negli anni, dapprima lentamente e poi in un crescendo sbalorditivo, è esploso il “fenomeno Dylan Dog”, diventato il fumetto più venduto in Italia. Non soltanto: per la prima volta, un fumetto a larga diffusione popolare si è anche affermato come fumetto d’autore, osannato dalla critica e dagli
intellettuali più famosi. Dylan Dog è un detective privato che si occupa esclusivamente di casi insoliti, in tutte le sfumature del termine. Ha poco più di trent’anni, è inglese, vive a Londra in una casa piena di oggetti paurosi e
con un campanello che invece di suonare lancia un urlo agghiacciante. I suoi clienti hanno sempre a che fare con il mistero e quasi mai con i soldi, Dylan, infatti, è sempre “ in bolletta”. Non è una eroe, ma è affascinato dalla paura, soprattutto se inspiegabile. Ha una vecchia pistola, ma a esercitarsi con questa preferisce lavorare ad un modellino di galeone e, ovviamente, ama le donne…Fumetti e comunicazione:come sono cambiati i linguaggi ed i messaggi rispetto al secolo scorso? Ci sarebbe moltissimo da dire, quanti giorni abbiamo? Partiamo dal presupposto che il fumetto è arte di massa iniziato dal riconoscimento negli anni ‘60 della Pop Art Americana con Roy Lichtenstein e Andy Wharhol. Parlando da un profilo intellettuale italiana, il fumetto ha avuto dalla sua recente considerazione
semiotica: sto parlando di Umberto Eco. Negli ultimi anni è stata spesso citata la sua frase «vado a letto tardi ma perché leggo Kant», ma noi ne preferiamo di gran lunga un’altra: «Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e
giorni senza annoiarmi» I linguaggi ed i messaggi cambiano nel mondo del fumetto con il tempo, come tutto, ma il valore artistico si mantiene. Un fumettista da ricordare Jean Giraud, grande disegnatore e fumettista francese più noto con lo pseudonimo di Moebius, quando morì nel 2012 , aveva 73 anni, per me è stato un lutto. Un artista molto interessante! Nelle sue opere più famose il suo tratto è molto nitido e attento ai particolari, estremamente realistico nella rappresentazione. A partire dagli anni Sessanta Giraud si interessò sempre di più alla fantascienza. Realizzò illustrazioni per libri e riviste, prima di pubblicare storie in proprio con lo pseudonimo Moebius, che si riferisce al matematico tedesco August Ferdinand Möbius e alla  particolare superficie  che da lui prende il nome e che, nella sua rappresentazione più famosa dovuta al disegnatore olandese M. C. Escher, è simile al simbolo dell’infinito in matematica (in realtà introdotto a metà del Seicento). A metà degli anni Settanta fondò insieme ad altri disegnatori una rivista di grandissima influenza, non solo nel campo del fumetto ma più in generale in quello delle arti visive, Métal Hurlant. Qui comparvero alcune delle storie e delle serie più famose della sua carriera di disegnatore di fantascienza, come Il garage ermetico e Arzach. Queste storie sono caratterizzate da ambientazioni fantastiche ed estremamente varie, con trame spesso poco comprensibili e non lineari. Nel 1981 cominciò un’altra sua celebre serie, L’Incal, frutto di una collaborazione con Alejandro Jodorowsky, con cui lavorò per molti anni”. Ultima vignetta di Charlie Hebdo: reazioni e commenti…Si commenta da sola, è brutta e non fa ridere ..ma, vietato vietare. Il futuro del vignettista in Italia e all’estero Difficile come per tutti in questo momento, ma in Italia regge. Il fumetto e l’Amore Il comics che parla d’amore , anche in senso lato… è un libro d’amore – sennò è un libro d’avventura, horror o erotico. Come vede Monaco un fumettista? Senza troppa difficoltà di fantasia: è una fiaba di suo. Il castello, i Principi, ogni cosa è icona di bellezza.

QE-MAGAZINE # 6

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