Rapporto GRECO: Principato di Monaco poco collaborativo
Nella recente comunicazione diffusa dal Consiglio d’Europa alle autorità del Principato di Monaco, purtroppo, non ci sono belle notizie. Infatti, nel rapporto stilato da il GRECO, – organismo indipendente che si occupa di anticorruzione- si evince che il Governo monegasco è stato invitato formalmente a presentare al più presto – e non oltre il il 31 dicembre 2020 – una relazione che giustifichi questa sua inaspettata inadempienza a fronte di sole 2 su 16 raccomandazioni attuate. A stilare il pesante bilancio è stato selezionato Andorra – con Eva Garcia Lluelles incaricata ad indagare sulla conformità delle assemblee parlamentari di Monaco – ed il Belgio con Ricardo Parrondo Ramos per analizzare le istituzioni giudiziarie.
In poche parole, rispetto alle valutazioni stilate nel giugno del 2017 da questa entità super-partes, poco o quasi nulla è cambiato nel Principato di Monaco in merito alla prevenzione della corruzione di parlamentari, giudici e pubblici ministeri a Monaco. Ad essere più precisi di quelle attuate nessuna interessa il Consiglio Nazionale ed i suoi parlamentare nonostante, secondo quanto verificato da il GRECO (acronimo di Groupe d’Etats contre la Corruption) sia stato apprezzato che “le autorità di Monaco hanno espresso la loro intenzione di preparare un codice di condotta per i parlamentari, di rafforzare il regolamento interno del Consiglio nazionale per estendere il numero di sanzioni che possono essere applicate per cattiva condotta da parte dei parlamentari e per informarli sulle corrette procedure”. Concretamente però, sempre nel testo, si legge che i membri del Parlamento di Monaco sono invitati a “tradurre queste intenzioni in realtà e a cambiare la legislazione e le pratiche relative ai processi parlamentari in modo da migliorare la loro trasparenza, in particolare quando si adotta la legislazione e per prevenire conflitti di interesse tra il lavoro dei parlamentari e altre funzioni o attività”.
Per quanto riguarda, invece, giudici e pubblici ministeri che lavorano a Monaco, gli esperti di Andorra e Belgio hanno sottolineato come in questo quarto ciclo di valutazioni sia stato necessario incoraggiare le autorità monegasche a trarre conclusioni pratiche dall’attuale censimento delle incompatibilità e delle attività parallele all’interno dei tribunali e dei servizi penali. “È inoltre necessario – scrivono – garantire la trasparenza nella nomina e nella gestione delle carriere di giudici e pubblici ministeri (distaccati o meno), anche a livello della Corte suprema“. GRECO ricorda, in particolare, che “la procedura per il rinnovo di un incarico in distaccamento da un’altra giurisdizione -la Francia, n.d.r. – non può essere utilizzata per esercitare pressioni su un giudice o un pubblico ministero“. Il chiaro riferimento a quanto è avvenuto questa estate nella vicenda del sollevamento dal suo incarico del giudice Edouard Levrault è evidente, soprattutto quando, sempre nella comunicazione del GRECO, si solleva il quesito sul perché “non sia stato rinnovato il distaccamento di un giudice inquirente francese responsabile dei fascicoli sensibili” e quindi non garantita “la serenità dell’esercizio indipendente delle funzioni di giudice distaccato a Monaco“, visto che “l’indipendenza operativa del Consiglio superiore di giustizia deve essere rafforzata” .
La relazione prosegue poi elencando anche i progressi registrati dal 2017, e, tra questi, la nuova legislazione che organizza la Corte suprema e l’adozione di una Carta di condotta per i suoi membri, nonché l’adozione di un Compendio di principi etici e deontologici per giudici e pubblici ministeri; il progetto di modifica della legge sullo status della magistratura in termini di valutazione periodica di un numero maggiore di giudici e pubblici ministeri e il sequestro d’ufficio dell’Alto Consiglio della Magistratura in materia disciplinare che potrebbe essere adottato presto; e l’aumento del numero di audizioni pubbliche presso la Corte di Revisione.
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Una risposta
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