Sipario chiuso

Riproponiamo il pezzo pubblicato questa settimana nel nostro periodico gratuito del Principato di Monaco, QE-MAGAZINE #19, esposto, probabilmente, in una forma poco comprensibile e che non consentiva di distinguere chiaramente la risposta dell’intervistata. Ci scusiamo con i lettori e con gli interessati.

Ho avuto modo di confrontarmi (chi scrive e Salvatore Dimaggio, n.d.r.) con l’attrice Emanuela Caruso. La sua categoria sta soffrendo in una maniera tutta speciale a causa di questa pandemia e la loro sofferenza finirà per avere ripercussioni sulla società nel complesso. Trovo giusto condividere con voi quello che mi ha scritto.

Illustrazione di Michela Terzi

Emanuela Caruso: Il video, per la campagna di sensibilizzazione Tiriamo Fuori La Voce, che recita in muto l’Infinito di Leopardi, è una delle iniziative del gruppo che si è creato in aggregazione spontanea : Attrici Attori Uniti. E’ composto da moltissimi professionisti dello spettacolo tra cui attori, drammaturghi, registi, artisti di strada, un collettivo che ad oggi conta più di 2000 persone e che è in contatto con i tanti altri collettivi dello stesso settore, nati sul territorio nazionale in questo periodo di emergenza. Attori Attrici Uniti ha lavorato per mesi alla stesura di un comunicato, già presentato al ministero dal quale non è ancora arrivata risposta, per cercare di risolvere una situazione ormai insostenibile. Il video diventato virale, è stato pensato proprio per denunciare questa mancata udienza. Con anche il sostegno del sindacato SLC-CGIL si sta chiedendo al ministero di sostenere la grandissima categoria dei professionisti dello spettacolo, composta non solo da attori, musicisti, danzatori, autori, ma anche dai tantissimi tecnici e organizzatori, senza i quali nessuno spettacolo potrebbe essere allestito. Ad oggi questa enorme fetta di lavoratori non solo è senza stipendio e senza un’idea di quando potrà ricominciare a lavorare, ma è assolutamente priva di sostegno al reddito o previdenza sociale. La maggior parte dei lavoratori dello spettacolo vive di contratti a progetto o a chiamata, il che significa ricevere retribuzione solo nei giorni in cui lavorano ed avere una continua intermittenza tra gli ingaggi. Un sistema che era già molto fragile e poco regolamentato, in cui da sempre si andava avanti alla giornata, con il blocco totale del lavoro ha messo centinaia di migliaia di persone in condizioni indigenti. Inoltre, il nostro è un mestiere che prevede di offrire servizi diversificati pur nello stesso settore e dunque i contributi, spesso, finiscono sparsi tra Enpals, Inps e Gestione separata. In questa situazione non è possibile neanche ricevere la Naspi, o come è successo di recente, il bonus di 600 euro previsto dal decreto Cura Italia per il mese di Marzo, che è arrivato solo ad una piccola percentuale di richiedenti. A causa del blocco improvviso di ogni attività moltissimi contratti sono stati interrotti senza alcuna regola né tutela per i lavoratori, che si sono ritrovati a casa da oggi a domani e senza pronostici per il futuro. La necessità di essere ascoltati oggi è assolutamente urgente, sia per chiedere di riconsiderare i criteri di accessibilità al bonus stabilito per questo settore, sia per chiedere il riconoscimento di categoria che ad oggi in Italia è, per i lavoratori dello spettacolo, ancora inesistente. In questo periodo l’emergenza sanitaria ha giustamente imposto delle priorità. Spettacoli, concerti, opera, set cinematografici, sono momenti di grande aggregazione e sarebbe un rischio troppo alto riaprire tutto subito, bisognerà farlo per gradi e seguendo le norme necessarie. Prima o poi si ripartirà, ma si vorrebbe fosse meglio di prima, non come prima. Purtroppo non c’è informazione circa l’inaccettabile situazione dei lavoratori dello spettacolo, che non posso resistere ancora in queste condizioni e che in molti casi non avranno i mezzi per ripartire dopo la pandemia. Senza una adeguata ristrutturazione di sistema, perderemo moltissimi artisti e professionisti specializzati nelle diverse branche del settore. Potremmo veder sparire associazioni culturali che operano sul territorio regionale o di provincia, compagnie di teatro, società di cinema indipendente, operatori di teatro terapia, insegnanti di musica, recitazione e danza che lavorano in scuole pubbliche o private, artisti che offrono un servizio attivo nei quartieri. Rischiamo di perdere proprio quelli, che in molti casi, hanno permesso che le discipline artistiche fossero liberamente fruibili ed economicamente accessibili ai cittadini. Riconoscere la professione dei lavoratori dello spettacolo e ristrutturare i regolamenti del settore è necessario non solo per tutelare chi lavora, ma anche per permettergli di tornare ad offrire un servizio alla società e farlo, possibilmente, meglio di prima.

QE MAGAZINE 2020 #19

QE-MAGAZINE è il primo ed unico settimanale digitale in italiano del Principato di Monaco (FacebookInstagram e Twitter) che propone anche una versione stampabile del magazine digitale ESCLUSIVAMENTE agli abbonati che ne facciano richiesta. Da seguire anche i video del canale YOUTUBE MonteCarloBlog

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Translate »
Privacy Policy Cookie Policy