Segarati: il borgo che rinasce tra orchidee, pascoli liberi e sogni principeschi…

Ci sono luoghi che sembrano destinati al silenzio, piccoli borghi sospesi nel tempo, dimenticati dalla modernità e dalle mappe del turismo. E poi vi sono storie che ribaltano il destino, restituendo vita, bellezza e poesia a pietre che parevano spente. È il caso di Gabriella che a Segarati, minuscolo borgo dell’Appennino parmense, rappresenta oggi simbolo di rinascita rurale e di armonia con la natura che abbiamo apprezzato nel corso di un weekend decisamente emozionale

La protagonista di questa metamorfosi, dicevamo, è Gabriella, donna manager belga dal carattere indomito e dolcissima allo stesso tempo, arrivata per caso in Italia «perché dovevo richiedere dei documenti al Comune di Bardi, mia madre era nata qui, anche se ci ha vissuto per poco tempo», ci ha svelato lei stessa.

A trattenerla, però, non sono stati solo i documenti, ma l’incontro con Marino, l’uomo che le ha cambiato la vita e che di questi luoghi è testimone e custode da generazioni. Grazie a lui, Gabriella ha saputo scorgere in queste valli, e valorizzare, ciò che agli occhi dei residenti sembrava invisibile: un patrimonio di natura, storia e cultura che meritava di essere valorizzato.

Il progetto agricolo di Segarati, condivisa dalla coppia, parte da una scelta semplice e radicale che riguarda direttamente la gestione dell’ azienda agricola che si occupava di allevare mucche da latte per produrre il Parmigiano Reggiano: lasciare che le vacche – circa 250, tra brune e pezzate bianche e nere – pascolino libere, nutrendosi di ciò che la natura offre spontaneamente, senza forzarle come purtroppo avviene in allevamenti intensivi. E così è stato, anno dopo anno, il progetto etico e rispettoso nei confronti dei bovini ha preso forma. Anche perché, tra erbe di montagna e fiori selvatici, Gabriella scopre al suo arrivo, nel 2007, tante piccole meraviglie tra cui un dettaglio che la incanta: nelle vallate circostanti, in primavera, crescono spontanee rare orchidee, entrate così nel ciclo naturale dell’alimentazione degli animali.

Da questo equilibrio nasce un Parmigiano Reggiano di montagna Dop unico nel suo genere, “perché il casaro che abbiamo scelto lavora separatamente il latte della nostra tenuta Segarati, senza mescolarlo con altri, racchiudendo così nel formaggio il sapore autentico delle stagioni e l’identità del territorio” sottolinea Gabriella. A questo ottimo Parmigiano si aggiunge il burro, ottenuto dalla panna affiorata raccolta a mano, prima che il latte diventi formaggio da stagionare. «Servono in media 1000 litri di latte per 80 chili di Parmigiano», ci racconta Gabrielle. Ma più che semplici prodotti caseari, queste eccellenze sono diventate il manifesto di un modello agricolo sostenibile, che racconta la terra circostante e la rende riconoscibile.

Accanto al progetto agricolo c’è anche l’albergo diffuso di Segarati, che restituisce agli ospiti la magia del borgo: antiche case in pietra trasformate in suite rustiche ed eleganti, cortili che diventano salotti sotto le stelle, colazioni che profumano di pane appena sfornato e latte fresco.

Il nostro soggiorno è stato anche un’occasione per scoprire i tesori circostanti. In primis la Fortezza di Bardi, parte del circuito dei siti storici dei Grimaldi, che ci ha regalato un tuffo nel passato con le sue mura maestose e le leggende che l’accompagnano, fantasma incluso. Poi, a pochi chilometri, siamo giunti a Varsi che ci ha sorpreso con i suoi 11 manoscritti longobardi originali, eredità rara di un territorio che fu anche terra di Maria Luigia d’Austria e crocevia della potente casata dei Farnese.

Ad accompagnarci in questo viaggio è stato Sidoli Marco, Vicesindaco del Comune di Varsi, che ci ha dedicato l’intera giornata. Con entusiasmo e passione ci ha raccontato i profondi legami con Bardi e, infine, ci ha svelato il segreto della torta rossa di patate, autentica specialità del luogo che affonda le radici nella tradizione contadina. Se a Varsi questa golosa preparazione è diventata simbolo identitario, a Bardi spicca invece la variante bianca, entrambe espressione della genuinità della cucina di montagna.

In questi luoghi, dove il vento profuma di fieno e orchidee, il tempo sembra rallentare, anche a tavola, dove le trattorie locali ci hanno accolti con pietanze autentiche e gustose, restituendoci il piacere di un’esperienza a tutto tondo. Siamo ripartiti convinti che Segarati, grazie a Gabrielle e Marino, non possa e non debba essere un luogo ordinario: è magico, ha una forte personalità, come le sue mucche – che hanno tutte un nome – ordinate e felici di pascolare al sicuro, grazie anche alle protezioni contro i lupi che si aggirano nei dintorni. Segarati, rinata grazie al lavoro la lungimiranza di Gabriella e Marino, ci ha insegnato che il futuro può nascere dalla riscoperta del passato, quando questo viene valorizzato, trasformato e restituito con autenticità. Oggi il borgo di Segarati è un esempio di gestione virtuosa delle risorse agricole e di valorizzazione del territorio. È un luogo che racconta come la determinazione di una donna, la forza di un amore e la poesia nascosta nelle piccole cose possano trasformarsi in un modello di vita, capace di coniugare sogno e concretezza. È pure un’emozionante esperienza che ci ha conquistato, proprio come il sorriso semplice e sincero che ci ha accolti quest’estate sulla piazza del palazzo dei Principi, alla Rocca, in occasione dei Rencontres des Sites Historiques de Grimaldi fo Monaco. È stato un incontro che ci ha aperto le porte di un angolo di paradiso accessibile solo a chi sa apprezzare la natura senza compromessi. Da conoscere assolutamente, perché il vero relax con i sapori di un tempo e Segarati sono tutt’uno, in armonia!

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