Ricordando Massimo Cotto…
Inizio così, con le parole del noto chansonnier Paolo Conte (tanto amato dal pubblico francese) questo ricordo personale di Massimo Cotto. Firma l’articolo Silvia Giordanino, Ph. Giulio Morra e ricerca materiale Anna Occulto.
Max era, è ancora, nella mia rubrica telefonica “Max”. Le parole di Conte sussurrano roche in quel modo tutto unico con cui il musicista domina l’Assoluto Quind che graffia dolcemente le anime quando canta, come sempre.
Ma questa volta è diverso, perché…
Max era Max*
Più tranquillo che mai…
Massimo Cotto non era tranquillo, pareva, ma non lo era, aveva la testa in continuo movimento.
La sua lucidità…
Smettila, Max
La tua facilità
Non semplifica, Max
Max, non si spiega
Sì, Massimo quando parlava o scriveva di musica possedeva la Quinta Essentia e non ce ne era per nessuno.
Fammi scendere, Max
Massimo, non eravamo pronti che fossi tu a scendere…Max…Ma dai, Massimo!
Non era prevista la fermata…
Vedo un segreto avvicinarsi qui Max…
Ti sei portato via quel segreto Massimo, troppo presto, sei assente ingiustificato.
Non so se ti perdonerò mai, nonostante il tuo incedere dinoccolato, i tuoi occhiali dal colore improbabile, il tuo sorriso disarmante, lo stile tutto tuo nel parlare e nello scrivere.
Massimo, verserò ancora lacrime per te e pregherò, anche se so che la morte è un passaggio.
Un attimo.
Che vi posso raccontare di Massimo?
Cerco di “mettere insieme” una biografia che non si trova su web.
Massimo Cotto, poeta di Asti (come il sopracitato Paolo Conte), scrittore e dj.
Nacque tra vigne e colline, magico suo rifugio.
Usava le parole come un coreografo dirige e ispira i ballerini, svolazzanti come foglie al vento, catturando l’essenza di una vita intensa.
Ogni verso un’ eco, un battito di cuore,
un canto di storie, di amori e di ardore.
E’ un’anima particolare Max, incarnato con occhi di stelle che sottolineava ironicamente con occhiali dalla vivace montatura quasi fluo, ha lasciato nel tempo il suo segno nella letteratura musicale, ha affascinato il mondo della Radio con voce dolce e decisa. Competente, preparato, preciso.
Aveva con gli amici un legame profondo: sia con musicisti che con gli amici del bar della sua città.
E, sebbene il sole impietoso spense la sua luce per lasciare posto alla notte, la poesia di Massimo vive nelle sue pagine scritte attraverso parole che vengono lette in attimi.
Così la sua vita alla fine, è stata una sorta di declinazione di un verso infinito, che continua a brillare, tra sogni e memorie.
Ciao Max, ora incontri i musicisti che amavi citare, i protagonisti del jazz, del blues.
Sono certa che anche in quel Altrove ti stai muovendo in quel tuo modo particolare di incedere, quasi fossi un cartoon e sorridi all’Infinito con quella faccia da schiaffi troppo simpatica.
*Il testo Max e’ di Paolo Conte
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