Moschettieri del re – La penultima missione
Vincendo il mio personale distacco dalla commedia italiana contemporanea ho apprezzato e ho riso guardando il film a mio parere più onesto in questo genere.
Papaleo fa Papaleo, Mastrandea fa Mastrandrea, e via così. Tuttavia, il meccanismo funziona in virtù della libertà di interpretazione della vicenda originale. Soprattutto grazie ai dialoghi e ai tempi che rendono tutto piuttosto funzionale e divertente. Se il bravo Pierfrancesco Favino non si fosse inventato quello strampalato D’Artagnan con il suo bizzarro accento francofono probabilmente l’insieme sarebbe stato sottotono, ma così funziona e funziona bene.
Una volta digerita la marcatissima componente dialettale della compagine, che stride con una vicenda che si sviluppa in Francia, ci si lascia andare e si ride molto.
Musiche originali di Checco Zalone per un prodotto tutto italiano che si distacca dalla produzione nostrana per coraggio e originalità. Brancaleone di Monicelli è lontano anni luce, ma lo spirito e il riferimento alto è quello, anche se rivisitato con dialoghi e lessico attuali.
Il finale a sorpresa da un senso all’insieme e contestualizza dialetti e peculiarità di ogni singolo personaggio. Film coraggioso, dicevo e ben riuscito nel suo insieme e gli incassi danno ragione a Giovanni Veronesi e alla produzione.
Favino bravissimo è una lama rovente nel burro della ripetitività attoriale italiana ed è il solo capace di svincolarsi dalla stretta morsa provinciale della calata, del dialetto. Dialetto che fa ridere solo noi italiani, ma rende un prodotto cinematografico invendibile all’estero perché “brucia” la maggior parte dei dialoghi che in doppiaggio non fanno ridere.
Sa mettersi in gioco, sa improvvisare, ha caratteristiche somatiche, espressive
e recitative che lo fanno passare in un secondo da miserabile a nobile. Del
resto, è il solo del cast che ha avuto il piacere di lavorare in una produzione
Hollywoodiana (Rush) e da quelle parti, piaccia o no, di cinema se ne intendono.