Alphonse Mucha conquista Roma

La mostra magnifica, visitabile a Roma fino all’8 marzo 2026, è un tributo raffinato, ricco e articolatissimo, a uno degli artisti più complessi del XX secolo europeo

Alphonse Mucha, con le sue opere, un trionfo di bellezza e seduzione, sbarca a Roma. L’esposizione, inaugurata lo
scorso 8 ottobre a Palazzo Bonaparte, prodotta e organizzata da Arthemisia con la Mucha Foundation e i Musei Reali di Torino, in partenariato con Generali Valore Cultura, la Fondazione III Pilastro e Poema, con la curatela di Elizabeth Brooke e Annamaria Bava e la direzione scientifica di Francesca Villanti. La mostra punta inevitabilmente sull’Art Nouveau, di cui Mucha è indiscusso protagonista, ma guarda anche alle sensibilità spirituali e politiche dell’artista:
esponendo una serie di interessanti studi preparatori per le sue grandi, splendide opere dedicate alla Moravia, all’epopea slava, a una ricerca di identità che è specifica-intima-profonda, e che allo stesso tempo lascia emergere una densa pluralità e sovranazionalità.

Scopriamo appieno la tensione genialmente “pubblicitaria” di Mucha (i manifesti, le sue locandine, il rapporto professionale strettissimo con Sarah Bernhardt), il suo rendere contiguo il mercato con la ricerca e la sincerità creativa, e il suo dialogo con stilemi orientali e soprattutto giapponesi, originalmente reinterpretati. Scopriamo altresì il rigore pittorico e plastico, la preparazione culturale e la dedizione permanente di un artista che (come lui stesso più volte scrive) insegue il senso etico ed estetico, quasi salvifico, dell’arte: strumento insostituibile di emancipazione e libertà. La mostra è arricchita da bellissime installazioni multimediali e dalla presenza di opere pittoriche decisamente straordinarie: dalla Venere di Botticelli (prestito dei Musei reali – Galleria Sabauda di Torino) ad alcuni olii di Boldini, etc, che i curatori hanno collocato cercando un respiro di autonomia e continuità con l’universo di Mucha. Un ultimo importante impreziosimento artistico, dato dagli arredi d’epoca della collezione Arte Nova. Un maestoso divano ad angolo, una credenzina da salotto con figure dipinte già reinterpretate da un artista italiano ad inizio ‘900, ed altri affascinanti arredi di gusto floreale, rendono l’idea dell’enorme divulgazione dello “stile Mucha”. Cristina Ariagno, coautrice del catalogo, pianista già interprete di compositori quali Debussy, Hahn, Satie, offre le musiche diffuse in sottofondo filologicamente correlate. Cristina Ariagno e il marito Giorgio Lorenzon, attraverso la Fondazione Arte Nova, da molti anni si occupano della diffusione della conoscenza del periodo Liberty, e grazie alla lungimiranza dei curatori, l’allestimento proposto, Arthemisia ancora una volta ha superato ogni aspettativa proponendo una mostra leggibile sotto infiniti punti di vista, e donando un puro arricchimento spirituale.

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