Il declino dei social è il declino della comunicazione

Da più parti i bene informati, quelli che capiscono di giovani e tendenze, decretano il declino inesorabile di Facebook e di Twitter. Insomma, tutti quei luoghi nei quali per comunicare è necessario scrivere. Mentre invece Instagram e altre piattaforme disimpegnate vanno a gonfie vele.

Da una parte abbiamo i nativi digitali e i millennial che (per colpa di noi vecchi) non hanno sviluppato, nella maggioranza, la passione per lo scrivere e l’arte della retorica (intesa nella sua accezione positiva di eloquenza) perché sono la generazione del tutto e subito, delle app che non sono affatto meritocratiche e delle conversazioni usa e getta di Snapchat. E’ chiaro che con queste premesse ci sia una involuzione fisiologica della capacità di comunicare in modo organico ed efficace. Vivono di immagini, spesso contraffatte, troppe volte dipingono una realtà che è solo nell’intenzione e di questo si accontentano.
Abbiamo generato una stirpe di superficiali che si limitano a scimmiottare riferimenti paradossali e nel tentativo si rendono tutti uguali e tutti estremamente trash. La colpa è nostra, credo. Non abbiamo insegnato loro l’arte di apprendere le cose poco a poco, con sudore. Il risultato è sotto i nostri occhi: vegetano facendo boccuccia davanti allo smartphone consumando novità e avvenimenti compulsivamente con grande velocità , senza che nulla li attraversi davvero, li scuota davvero. Instagram è il loro terreno ideale.
Dall’altra parte ci sono i nostalgici, ovvero gli utilizzatori di Facebook. E’ un mondo variegato che va dal “buongiorno a tutti, kaffèè??” alla pubblicazione di idiozie micidiali riciclate da qualche sito improbabile, alla diffusione a spruzzo di fake news senza nessuna attendibilità e senza nessun controllo.
In mezzo a questa ondata di fesserie ci sono alcuni soggetti, alcuni appassionati che meritano attenzione perché hanno cose da dire e, soprattutto, sanno come dirle. Mi riferisco ad alcune pagine pubbliche di pensatori, analisti e giornalisti, ma anche alla pagine private di chi ancora cerca di comunicare in modo efficace innescando quella palestra per la mente che è il contraddittorio, la conversazione e lo scambio di idee. A loro dobbiamo fare riferimento.
Quando sento dire: “per me facebook è un posto di cazzeggio” mi irrito, mi irrito moltissimo. Non ci sto ad essere la tua discarica, a leggere fesserie solo perché a te piace cazzeggiare e passare dieci minuti in allegria senza accendere il cervello. Si, perché anche il cazzeggio, quello duro e puro, richiede abilità e cultura, sensibilità e capacità comunicativa. “Facebook ormai è solo pieno di fesserie” benissimo, allora fatti delle domande sulle persone che hai nei contatti, perché le fesserie che leggi sono quelle dei tuoi “amici” oppure le tue. Miglioriamolo questo grande parco giochi, tutti insieme. Nascondiamo dallo stream i predicatori di fuffa, cassiamo senza pietà le fake news e impariamo a goderci il gusto della parola e della comunicazione sociale appassionante.
Altrimenti di involuzione in involuzione i prossimi computer ci verranno forniti senza un accessorio che sarà diventato desueto: la tastiera.

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