Arturo Brachetti, un Peter Pan dei nostri tempi

Arturo Brachetti è un artista italiano acclamato in tutto il mondo. Considerato univocamente The Legend of quick-change, il grande Maestro del trasformismo internazionale, in molti paesi è considerato un mito vivente del teatro e della visual performing art. Il suo spettacolo “Solo” è al sesto anno di repliche e continua a riscuotere successo. Merito del suo talento e della sua fanciullesca curiosità, che alimenta in tutti i modi. A raccontarcelo lo stesso Brachetti, in una intervista firmata dalla nostra Patrizia Ruscio

La sua carriera comincia a Parigi, dove, come unico trasformista al mondo, reinventa e riporta in auge l’arte dimenticata di Fregoli, diventando per anni l’attrazione di punta del Paradis Latin: Arturo Brachetti ha solo 20 anni. Da quel momento in poi la sua carriera è inarrestabile, un crescendo continuo che lo ha affermato come uno degli artisti italiani di livello internazionale. Nel 2002 è entrato nel Guinness dei primati come il trasformista più veloce del mondo, con l’interpretazione di 81 personaggi diversi in uno spettacolo di due ore. L’inconfondibile trasformista con il ciuffo, profondo conoscitore del teatro internazionale e dello spettacolo, da anni affianca a quello di artista il ruolo di divulgatore teatrale, con lo scopo di diffonderne la conoscenza in maniera semplice e coinvolgente. È inoltre un regista e direttore artistico attento e appassionato, capace di spaziare dal teatro comico al musical, dalla magia al varietà.
Oggi, Brachetti è il più grande attore-trasformista del mondo. Con oltre 400 personaggi, di cui è capace di interpretarne 100 in una sola serata, porta in scena il suo repertorio in continua evoluzione. Dopo i successi internazionali, Brachetti torna in scena con la sesta stagione di SOLO – The Legend of quick-change, un one man show applaudito in tutta Europa. (Foto dal profilo FB di Arturo Brachetti)


Lei è l’uomo dai mille volti: funambolo, cantante, attore. La sua arte si declina in mille modi. Dove si
sente veramente a casa?

Sì, a casa mia! La mia casa è un parco giochi, ci sono i muri che si spostano, gli specchi che parlano, ho una cucina dove il cibo è mezzo vero e mezzo finto. Casa mia è piena di illusioni ma è anche la metafora del mio pensiero perché, come dico spesso, la realtà immaginata è quella che ci rende più felici.
La gente secondo lei sogna abbastanza?

La gente sogna come sempre e ha sempre bisogno della magia, perché la magia non è altro che l’illusione di avere un potere sulla natura e sul tempo. Avremo sempre l’illusione di fermare il tempo, di essere più giovani, di volare, di essere invisibili. La magia però si manifesta anche in altri modi. Gli smart phone ad esempio sono una magia che una volta i nostri nonni potevano solo sognare e anche il photoshop, tra l’altro usiamo la parola filtro per definirlo, come se fosse si trattasse di un filtro magico che ti toglie dieci anni. Anche i social che usiamo quotidianamente sono una rappresentazione illusiva della realtà: ci facciamo i selfie in vacanza, facciamo finta di aver comprato un abito di lusso ma magari l’abbiamo solo preso in prestito e ancora una volta, la magia pervade ancora il nostro quotidiano.

Arturo Brachetti con Cecilia Bartoli, durante le prove, sul palco dell’Opera Garnier a Monaco

Dove ha imparato il pensiero magico?
Da un sacerdote salesiano, Don Silvio. Avevo 13 anni. Poi mi sono iscritto al circolo degli illusionisti di Torino dove ho appreso i rudimenti del pensiero parallelo che è alla base dell’illusionismo e insegna a inscenare una situazione che sembra impossibile da realizzare. Il pensiero parallelo è molto utile perché insegna che nessun problema è impossibile da risolvere. Le cose magiche si trasformano in realtà quando diventano possibili. È come andare sulla luna, prima si pensava che fosse magia, illusione o fantasia, poi qualcuno l’ha fatto e oggi la chiamano una conquista della scienza. Utilizza l’antico metodo fregoliano del travestimento in scena ed è anche entrato nel guinness dei primati. I sistemi di Fregoli non li ho mai conosciuti, sono molto semplici e i suoi cambi non erano velocissimi ma lo erano per quel tempo, quando le automobili sfrecciavano a 40 chilometri orari. Ora sfrecciare significa andare a 180 chilometri orari.
Ma lei fa tutto così velocemente anche nella vita?
Molte cose sì, come mangiare e annoiarmi. Mi annoio molto velocemente quindi sono alla continua ricerca di stimoli.
In Francia è particolarmente amato, le hanno anche dedicato una statua al museo delle cere. C’è questa statua che non invecchia mai! Ruota su sè stessa e cambia abito, un attimo prima è il giorno e quello dopo la notte. Mi ha un po’ rubato l’anima!

Se tornasse indietro c’è qualcosa che vorrebbe fare o aver fatto?
Non ho rimpianti, ho sprecato molto tempo a fare scherzi ma rifarei tutto, anche gli errori. Cercherei però di perdere meno tempo.
Con il suo spettacolo “Solo” è in scena da molti anni. Rispetto all’ultima volta c’è qualche novità?
Nell’ultimo anno abbiamo aggiunto i personaggi della Casa di Carta e abbiamo dato un’aggiustatina allo spettacolo cambiando la velocità dello spettacolo. Ricerchiamo l’immediatezza perché così l’attenzione del pubblico non cala.
È stato definito un Peter Pan. Come fa a tenere viva la sua parte bambina?
Devi nutrirla, a volte anche obbligarla. Mi adopero costantemente per mantenere il Peter Pan sveglio e il Carpe Diem ha le lettere maiuscole, perché mi accorgo del ticchettìo dell’orologio di Capitan Uncino. Colgo sempre l’occasione per fare cose nuove, visitare posti che non conoscevo. Durante il lockdown ho imparato a dipingere al contrario e mi sono avvicinato al canto. È tutto una meravigliosa palestra.

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