Principato di Monaco: sorprendersi è normale…

Nel corso di un interessante dibattito organizzato dalla Diocesi di Monaco, si è discusso (l’incontro è stato organizzato mercoledì 7 febbraio in serata, e riproposto in differita, tra qualche giorno, sul sito www.diocese.mc) se considerare affidabili le fonti d’informazione. Se nehttp://www.diocese.mc il titolo dell’appuntamento “Débat : peut-on faire confiance aux médias” sostituissi la parola ‘medias’ con medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, giudici e via così, si potrebbe creare una serie di appuntamenti in cui ci si interroga anche sul grado di affidabilità delle professionalità appena citate. E’ sempre una questione di prospettive, ma puntare il dito contro i media è pratica comune, mentre parlare di libertà di stampa non è mai interessante. Nel Principato di Monaco, ad esempio, chi fa il mestiere di giornalista e non è iscritto al Monaco Press Club, oppure alla Camera della Comunicazione – ex Sycom, parte delle Fedem -, una sorta di federazione che tutela gli interessi delle varie categorie rappresentate, non ha alcun organo che lo rappresenti. Marginalmente, esistono poi, per gli amanti della scrittura, altre entità come il Monaco Pen Club, UPF ed infine una sorta di sindacato le cui attività non sono un granché diffuse…

Eppure siamo tutti consapevoli che non basti essere un bravo professionista per guadagnare la fiducia e lavorare correttamente per i servizi forniti. Solo che, mentre scrivo quest’ultima frase, sorrido. Umberto Eco diceva: “Forse il compito di chi ama gli uomini è di far ridere della verità, perché l’unica verità è imparare a liberarci dalla passione insana per la verità” e credo avesse ragione.

In tempi come i nostri, dove l’utilizzo compulsivo dei social e del web ha cambiato la maniera di informare, abbiamo casi scuola straordinari. L’esempio del Principato è lampante: basti cliccare Monaco o Monte Carlo, per scoprire quanti e quali blog pretendono di essere fonte di notizie. Ma i fatti, quelli che richiedono lavoro e rigore, verifiche, controlli, non hanno nulla a che vedere con questo show mediatico. Per sapere se e perché possiamo fidarci dei media, bisogna credere alla bontà e onestà dell’essere umano o alla credibilità di chi pubblica? Nel frattempo poi bisogna rendersi conto che il profitto ed il guadagno ad ogni costo muovono le masse e l’economia mondiale. Il nostro QE-MAGAZINE, per esempio, è un periodico non redditizio, che in molti leggono perché utile. Ma se non fosse la passione che anima la redazione di QE-MAG@ZINE, difficilmente si riuscirebbe a pubblicare così tante pagine, a beneficio gratuito degli utenti. Ma tutto questo cui prodest? Ma soprattutto la vera informazione ha un valore, secondo voi?

In ogni caso, cari e fedeli lettori di QE-MAGAZINE , vi ricordiamo che la versione stampabile del magazine digitale è disponibile ESCLUSIVAMENTE per gli abbonati che ne facciano richiesta. Gli arretrati fino al 2018 e gli ultimi numeri pubblicati restano visibili sul sito QE-MAGAZINE.COM e su issuu.com/ampmonaco

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