Patrizia Ruscio intervista…Lorenza Gentile

Al suo terzo romanzo, Lorenza Gentile affronta con delicatezza un tema molto importante: quanto siamo disposti a sacrificare di noi stessi per farci amare? Tra le pagine de “Le piccole libertà” (Feltrinelli) si troverà la risposta e molto altro. Per saperne di più vi invito a leggere l’intervista all’autrice, firmata dalla nostra frizzante Patrizia Ruscio

Credits Paula Salischiker

Non stupitevi se durante la lettura de “Le piccole libertà” di Lorenza Gentile inizierete a vedere ovunque fenicotteri rosa e tavole da surf: è il karma del libro che vi sta indicando la strada della felicità. Aprite il cuore, dunque, sintonizzate le menti e i chakra e abbandonatevi alla lettura: se questo romanzo vi è capitato tra le mani non è un caso. Forse è giunta l’ora di recidere i legami con il passato e rinascere, come succede a Oliva, la protagonista trentenne dal futuro apparentemente deciso, matrimonio compreso. Ma è questo ciò che davvero desidera? A sciogliere i dubbi arriva un pacco da parte di sua zia Vivienne, donna anticonformista ed eccentrica. Dentro c’è un biglietto sola andata per la bellissima Parigi, dove la aspetta una straordinaria avventura: la scoperta di sé stessa.

Sei consapevole di aver scritto un libro magico? Secondo me è stato magico anche il processo di scrittura.

Ti riferisci a un aneddoto in particolare? A più di uno in realtà. Una delle redattrici, ad esempio, ha immaginato il mio finale prima di ultimare la lettura. Verso la fine del libro Oliva va in Camargue ma lei non poteva saperlo, ciononostante mi ha suggerito di scrivere qualche capitolo ambientato lì. Molti lettori, inoltre, mi scrivono che hanno sentito il bisogno di comprare il libro ed era esattamente ciò di cui avevano bisogno.

Da dove nasce l’idea? Questo libro è nato da un’esperienza che ho vissuto in prima persona all’interno della libreria Shakespeare and Company. Era il 2011 e ancora non sapevo bene cosa fare della mia vita. Parlando con un mio amico scoprii l’esistenza di questa libreria dalla quale sono passati grandi scrittori della beat generation tra cui Hemingway, Kerouac e Anais Nin. Mi disse che si poteva essere accolti e vivere lì dentro. Presi la palla al balzo e mi lanciai in questa avventura con l’intenzione di rimanerci solo per un weekend. Continuai a rimandare la partenza finché mi trasferii a Parigi e mi iscrissi alla scuola di arte drammatica Jack Le Cocq.

Lorenza Gentile photo session around Portobello road

Chi sono i thumbleweeds? Sono quelle sfere di arbusti che rotolano nella praterie americane. George Whitman usava questa metafora per definire gli ospiti della sua libreria, persone che viaggiano per il mondo sospinte dal vento.

Come ci si sente ad essere un thumbleweed in una libreria parigina? Loro incarnano la filosofia della beat generation e leggono solo i suoi autori. Ho scoperto autori come Kerouac, Hemingway, Henry Miller. Le loro storie erano spesso ambientate a Parigi ed era come se vivessi con loro. Vivevo le loro stesse esperienze ed era come vivere all’unisono. E’ stato in quel preciso istante che ho cominciato a credere che fosse possibile diventare scrittrice.

Quindi Oliva sei tu? Oliva è il nome di mia madre ed è un nome che trovo bellissimo. E’ poco comune e molto maltrattato. Spesso viene confuso con Olivia e mi sembrava una metafora perfetta per descrivere la mia protagonista, che ha un forte mondo interiore ma viene continuamente fraintesa e ha paura di mostrarsi per ciò che è veramente. Oliva ha una vita già scritta ma si trova a fare i conti con sé stessa. Ed è lì che inizia il bello.

Tra i tanti personaggi che Oliva incontra c’è anche Jodorowsky. Si incontrano al Cafè Le Temereire, al tempo in cui lui leggeva i tarocchi. Ho fatto la stessa identica esperienza. Mi avevano detto che avrebbe letto i tarocchi ai primi ventidue che si sarebbero presentati. Ventidue è il numero degli arcani maggiori. Ero andata a Parigi apposta per incontralo, ancor prima che mi trasferissi alla Shakespeare & Co. Mi sono presentata al caffè prima che aprisse, ho scritto il mio nome su un biglietto e l’ho riposto in una cesta, sperando di venire estratta. Ed è successo! Sono stata estratta. Jodorowsky ha un’aura di grande carisma e un modo di fare molto alla mano e i consigli che mi ha dato si sono rivelati molto pertinenti al momento che stavo vivendo.

Uno dei simboli che spesso compaiono nel tuo romanzo sono i fenicotteri rosa. Hanno un significato particolare? Nella filosofia esoterica il fenicottero è spesso associato alla fenice, che rappresenta un simbolo di morte e rinascita e il mio libro parla proprio di questo, delle tante morti e rinascite che possiamo sperimentare nella nostra vita. Per me era importante comunicare che possiamo morire e rinascere tante volte se ce lo concediamo, ma se ci ostiniamo a mantenere in vita una forma morta di noi stessi, la nostra vita perde di significato e di intensità. Credo che la vita ci mandi continuamente dei messaggi e ci dia sempre la possibilità di cambiare, senza necessariamente stravolgere la propria esistenza e facendo un passo dopo l’altro, si possono conquistare tante piccole libertà che sommate ne fanno una grande.

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