In viaggio con papà

Io e mio figlio in vacanza in un villaggio dalle parti di Creta.
Potevano esserci tutti i presupposti per divertirci come matti, lui avrebbe potuto sperimentare la prima sbronza con nuovi amici, lontano dagli occhi paterni, io avrei chiacchierato del più e del meno con signori di mezz’età conosciuti in loco, magari avrei partecipato a qualche momento di animazione difendendomi come un leone in un improvvisato karaoke. Invece non è stato possibile a causa di una serie di disservizi mal gestiti dalla compagnia che ha organizzato il viaggio.

Strano a dirsi, ma è stata una vacanza bellissima. Io e mio figlio insieme a parlare a scherzare come non avevamo mai fatto con questa continuità. Impossibile fermarti in un’immagine. Ne scatto una e non sei già più così. Tu sei il cambiamento, la mia adorata vecchiezza, la gioia di imparare da te. Non c’è retorica più vera di quella che riguarda i nostri figli. Ci amano per un po’, ma più avanti ci odieranno imparando la sottile arte del vivere scegliendo il male minore, lambendo quotidianamente ogni estremità possibile della nostra pazienza e del nostro amore. So che te ne andrai presto in un luogo ancora più lontano da me che è quello della tua maturità che, come vuole la legge della vita, non prevede la presenza incombente del tuo vecchio, se non in qualità di polveroso esempio da cui prendere le distanze.

Così funziona la crescita. Si taglia il cordone psicologico e ci si butta nella mischia. Da soli. Io e te siamo un mix di paradossali differenze e colossali somiglianze, e anche questo credo faccia parte delle cose. Con te caccio sotto i piedi anche il mio esistenziale egoismo e sei la sola persona per la quale lo faccio con la stessa naturalezza che ho nell’aprire la porta di casa. Vederti crescere vicino a me è un’esperienza che mi entusiasma, mi rende fiero e mi ha insegnato a stupirmi ogni giorno.

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