Il Maestro Ezio Bosso è volato lontano

Lo avevamo intervistato in uno dei primi numeri di QE-MAGAZINE (era marzo 2016), strappandogli la promessa di venire ad esibirsi nel Principato di Monaco. Ma non abbiamo fatto in tempo. Allora era trascorso meno di un mese dalla fine del Festival di Sanremo, e la sua apparizione sul palco dell’Ariston aveva colpito tutti. Lo avevamo definito, e non solo noi, il vincitore morale di quella edizione perché il pianista e compositore Ezio Bosso, invitato come ospite alla manifestazione canora, era una persona speciale che oggi ha lasciato questa terra per raggiungere in pace i cieli. Ad accoglierlo ci sarà la stessa standing ovation che per anni ha caratterizzato i suoi concerti. Per voi lettori di QE-MAGAZINE, riproponiamo l’intervista firmata da Silvia Giordanino, per ricordare questo uomo speciale, musicista e amante della vita come pochi al mondo

Presentiamo questo Maestro (ce ne fosse ancora bisogno…): è un pianista, compositore e direttore d’orchestra nato a Torino. Ha studiato Composizione e Direzione d’Orchestra all’Accademia di Vienna arrivando a dirigere alcune delle più importanti orchestre internazionali come la London Symphony Orchestra, The London Strings, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino e l’Orchestra dell’Accademia della Scala. Ha composto musica classica, colonne sonore per il cinema (per “Io non ho paura” di Salvatores, per “Rosso come il cielo” di Bortone), per il teatro (per registi come James Thierrèe) e la danza (per coreografi come Rafael Bonchela) fino a scrivere sperimentazioni con i ritmi contemporanei. Dal 2011 Ezio Bosso convive con una malattia neurodegenerativa progressiva. I premi e i riconoscimenti per la sua Arte sia nazionali che internazionali sono numerosissimi. INTERVISTA. Maestro, cos’è “The 12th Room”?The 12th Room” è un concept album composto da due CD: un primo disco con quattro brani inediti e sette di repertorio pianistico, ognuno dei quali vuole rappresentare metaforicamente le fasi che attraversiamo nella vita, e un secondo disco contenente la Sonata No. 1 in Sol Minore che simboleggia la dodicesima stanza. Ma come mai l’uso di queste due termini “12” e “Stanze”? Qui rispondo concettualmente sia per il pensiero che ha animato l’intero lavoro che per il secondo CD che contiene la Sonata che simboleggia la dodicesima stanza. C’è una teoria antica che dice che la vita sia composta da dodici stanze. Sono le dodici in cui lasceremo qualcosa di noi, che ci ricorderanno. Dodici sono le stanze che ricorderemo quando passeremo l’ultima. Nessuno può ricordare la prima stanza perché quando nasciamo non vediamo, ma pare che questo accada nell’ultima che raggiungeremo. E quindi si può tornare alla prima. E ricominciare. La parola stanza, significa fermarsi, ma anche affermarsi. E una parola così importante eppure non ci pensiamo mai. La diciamo e basta. Ci sono stanze di tutti i tipi che possiamo chiamare anche camere, aule, vani…Ci sono stanze con e senza un carattere: le stanze della gioia, o quelle del dolore, le stanze della memoria, le stanze abbandonate, quelle del potere altresì dette “Dei Bottoni”….Ci sono stanze in cui rifugiarsi e altre in cui auto-recludersi, che in fondo sono parenti strette. Insomma, davvero sono infinite e legate alla nostra memoria. E non dimentichiamoci che nell’antichità le canzoni e le poesie venivano chiamate anche “stanze”.

Apre i suoi concerti sempre con il brano Following, a Bird (Out of The Room): come mai?Following”( che apre il primo CD) è quello con cui ho ricominciato a scrivere musica dopo “l’incidente”. Ha un significato forte per me, per questo ho deciso di aprire tutti i miei concerti con questa musica. Deriva dall’esperienza di perdersi per imparare a seguire. E anche del suo contrario, ovvero: «perdersi seguendo». Ero in un giardino quando ebbi questa intuizione. Mi ero perso guardando un uccello volare in alto, lontano, al limite del visibile. Ero lì con lui, lo seguivo. Seguivo quel volo ed entravo nel cielo, nei suoi colori, mi vedevo dall’alto. Senza farmi domande sul come o dove stesse andando, mi ero perso e non mi ricordavo più i problemi alle gambe. Così ho avuto questa intuizione: per seguire bisogna perdersi. Perdere i pregiudizi, i problemi, le paure e imparare da ciò che vediamo, che sentiamo. La Passione per me è trascendere ogni problema e dedicarsi a vivere ogni giorno con pienezza.

Quindi possiamo dire che Following, a Bird è il brano a cui lei è più affezionato? Non ho detto questo….Chiedere ad un compositore e pianista qual è il suo brano preferito credo sia come domandare ad un genitore quale figlio ami di più…Non posso rispondere….Amo tutte le mie stanze, anche quelle altrui…Quali altre stanze troviamo in questo tuo ultimo album? Dalla 2 alla 7. La Suite: Bach was in Another Room : qui si alternano 6 brani. E’ una piccola storia nella storia. E’ la storia di Chopin che, rimasto senza stanza, la «cerca» in Bach, prendendo come modello i suoi preludi del clavicembalo ben temperato e componendo così i suoi. Suonerò molto Bach in tour…Arriviamo all’8 Bosso: Split, Postcards from far away (The Tea Room), quello che le ha fatto scoprire la poesia dei cartelli stradali!! ( n.d.r. :solo la genialità di Ezio Bosso può arrivare a tanto!) Tempo fa mi commissionarono un lavoro sui cartelli stradali, cosa paradossale per me, visto che non ho mai avuto la patente. Così, “andando per cartelli stradali” ne ho identificati undici uguali per tutti i paesi del mondo e li ho usati come fossero macchie di Rorschach con le persone. Faccio sempre la ricerca, poi arriva la musica. E’ così ho scoperto l’esistenza della poesia dei cartelli stradali. Il brano prende spunto dal cartello stradale che in inglese viene chiamato “Split”, quello con le due frecce che si dividono, per intenderci. I più, guardandolo, parlavano ovviamente della fine dell’amore, del separarsi. Ma anche prende il nome dal racconto di un vecchio veterano inglese che mi descrisse una piazza distrutta dalle bombe con rumori e grida ed egli lì, in quel momento, avrebbe voluto solo apparecchiare per il tè per dimenticare l’orrore che era sotto ai suoi occhi. Mancano ancora quattro stanze all’appello…La stanza n. 9 è Gluck-Sgambati: Una, melodia di Gluck (The Therapy Room). L’ho chiamata così perché pare che pare che Sergey Rachmaninov l’abbia usata con successo come terapia per uscire da una profonda depressione. 10. John Cage: In a Landscape (The Smallest Room) Ho deciso di far scoprire John Cage a chi non lo conosce, suono quelle composizioni della sua gioventù che senza tanti giri intellettuali, spiegano bene perché divenne il musicista del silenzio. Pensandoci fu proprio una stanza, la Stanza Anecoica che rivelò a John il suo percorso. …Un’altra storia di stanze. Cage mi ha dato tanto fin da giovanissimo. Grazie John! 11. Bosso: Missing a Part (The Waiting room G) E’ la stanza dove scopri la parte che ti mancava. E’ così forte da farti gridare dentro o farti evaporare. Ed è esattamente ciò che si prova quando si aspetta la persona amata. Poi, finalmente, si apre quella porta. Dove non troverai la risposta ma l’aprirsi dell’orizzonte. Chiude con Emily Dickinson, poetessa da lei notoriamente amata….Amo ogni forma d’arte: il cinema, la prosa e sì, tantissimo la poesia soprattutto della Dickinson a cui dedico 12. Bosso: Emily’s Room (Sweet and Bitter) Ho scritto tanti brani sulle sue poesie. Mi sembrava quindi giusto chiudere questa prima parte proprio con colei che, praticamente da auto reclusa, ha deciso di non muoversi più dalla sua dodicesima stanza. Per i nostri lettori: conosce la Costa Azzurra e Monaco? Ci sono stato tante volte, mi è sempre piaciuto esplorare la Costa Azzurra. Tant’è vero che per un periodo della mia vita ho festeggiato i miei compleanni al Cafe de Turin di Nizza. (FOTO: riproduzione vietata)

QE MAGAZINE 2020 #18

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